“Cosa c’è in cima ai miei pensieri?” disse
Marta quasi ad alta voce, e istintivamente guardò in alto.
“Un lampadario!” disse il suo collega, il Grigio, vedendo che Marta si era soffermata a guardare quel lampadario di pezza scolorita che troneggiava sulle loro teste.
“Un lampadario!” disse il suo collega, il Grigio, vedendo che Marta si era soffermata a guardare quel lampadario di pezza scolorita che troneggiava sulle loro teste.
“No” rispose Marta al Grigio, “Dico in cima
in cima, più in alto.”
“Oltre il soffitto?” chiese il Grigio.
“Certo, mica si fermeranno al soffitto, i
pensieri!...”
“Ma i pensieri non si vedono.” provò a
obiettare il Grigio.
“Massì che si vedono” e Marta si alzò dalla
sua scrivania. Si avvicinò tacchettando al finestrone dell’ufficio. Il Grigio
la guardava forzare la finestra, ma questa era chiusa a chiave.
“C’è l’aria condizionata” le disse.
“E chi se ne frega?” fu la risposta “Mi aiuti
ad aprirla?”
Il Grigio non obiettò nulla, si alzò dal suo
computer e si avvicinò alla finestra. Aveva un debole per Marta. Anche lei si
vestiva di grigio quando veniva in ufficio, ma si vedeva che lo faceva per non
dar nell’occhio. Puro camaleontismo. Il Grigio invece era sempre grigio, anche
la domenica. Per questo era attratto da Marta colorata. Fece finta di aiutarla
ad aprire quella finestra, ma sapeva che era impossibile.
“Bisognerebbe chiedere la chiave al capo”
suggerì infine.
“No, eccoli….” esultò Marta, e si attaccò col
naso al vetro. Il Grigio, che era anche un po’ miope, provò a guardare fuori,
accanto a lei.
“Vedi i tuoi pensieri?” le chiese. Lei indicò
col dito una nuvola di storni in volo. Scattavano in ogni direzione: a destra a
sinistra, in su, in giù, e la nuvola era una continua fantasia di forme. Il
Grigio, che oltre a essere grigio e miope, era anche un po’ corto d’immaginazione,
non riusciva proprio a vederli, i pensieri di Marta. Strizzò gli occhi per
affilare lo sguardo, ma niente. Gli storni scattando formavano un’onda, no, una
montagna, no, un arcobaleno, no, una grotta, no, un pallone, no, un fungo.
Marta ne era estasiata, mentre il Grigio la osservava intontito.
“Stai guardando gli uccelli?” le chiese incredulo,
finalmente miracolato dall’intuizione. Marta annuì sbadata, senza degnarlo di uno sguardo.
Gli storni intanto si erano tutti poggiati sui quattro alberi della piazza, ma
per un breve attimo. Poi uno di loro, quello che indovina per primo ciò che
tutti gli altri stanno pensando, spiccò il volo, e con un palpitare d’ali la
luce del cielo fu di nuovo oscurata. Quando la nuvola sparì sopra il tetto del
palazzo, Marta si girò verso il Grigio, che oltre a essere grigio, miope, corto
d’immaginazione e un po’ tonto, era anche sudato. Gli bevve il sudore che gli
imperlava le labbra, e tornò a sedere dietro il monitor.
Quella sera il Grigio ritrovò la sua macchina orribilmente scagazzata, ma
non ebbe il coraggio di portarla a lavare.