mercoledì 11 gennaio 2012

Il nettare dei fiori

 
 
“Davvero?” Paolina sgranò un gran paio d’occhi color caffè. Il suo amico Alberto la guardò con sufficienza, quasi sbuffando di noia.
“L’anno prossimo vedrai, a scuola te le spiegheranno per bene, queste cose.”
“E che cosa ci fanno le api con il polline dei fiori?” insistette Paolina con ostinata curiosità.
“Non so se posso dirtelo” tagliò corto Alberto accendendosi una sigaretta, “Se i tuoi genitori sanno che te l’ho detto…..”
“Non sapranno niente” giurò Paolina. Dovette insistere un po’, ma alla fine ottenne la risposta che cercava. Appena Alberto le rivelò l’arcano, Paolina fu presa da un misto di orrore e ilarità. Non sapeva se credere ancora una volta ad Alberto, talmente assurda le pareva la sua rivelazione. I fiori, per riprodursi fra loro, hanno bisogno dell’assistenza delle api, delle farfalle, degli insetti, cui affidano il compito di trasportare il polline ad altri fiori.
“E per remunerare il servizio” sottolineò il navigato Alberto “offrono agli insetti il loro nettare profumato e irresistibile.”
“Ma allora” balbettò Paolina “nessuno mi ha mai detto la verità su come nascono i bambini.”
“Evidentemente no, ai piccolini si raccontano favole per evitare argomenti imbarazzanti.”
“Ma io…. io ho sempre creduto che mio papà avesse inseminato mia mamma introducendo il suo pene eretto nella di lei tenera vagina.”
Alberto scoppiò a ridere fragorosamente fin quasi ad ingoiare la sigaretta.
“Bella mia” sillabò tra un singhiozzo e un singulto “ne hai di strada da fare prima di crescere. Brava, brava! E tu credi ancora a queste balle? I bambini che nascono così, da una semplice trombatina?”
“Io pensavo che dopo una serie abbastanza insistente…. nei giorni giusti…”
“Povera illusa! Queste cose seguono le leggi della natura. Non dovrebbe essere imbarazzante raccontare ai bimbi, anche ai piccoli, come funzionano le cose in natura.”
“Allora la mia mamma e il mio papà si sono comportati come i fiori.” collegò Paolina  “Anche loro hanno pagato la dottoressa Shultz con un profumato nettare, tratto dal loro conto in banca, affinchè prendesse il seme dalle gonadi di mio papà e lo depositasse nell’ovulo della mamma. E’ così che sono nata io.”
“In un certo senso…” annuì Alberto aspirando una lunga boccata, lo sguardo distratto rivolto al tramonto.


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