“Davvero?” Paolina sgranò un gran paio d’occhi
color caffè. Il suo amico Alberto la guardò con sufficienza, quasi sbuffando di
noia.
“L’anno prossimo vedrai, a scuola te le
spiegheranno per bene, queste cose.”
“E che cosa ci fanno le api con il polline dei
fiori?” insistette Paolina con ostinata curiosità.
“Non so se posso dirtelo” tagliò corto Alberto
accendendosi una sigaretta, “Se i tuoi genitori sanno che te l’ho detto…..”
“Non sapranno niente” giurò Paolina. Dovette
insistere un po’, ma alla fine ottenne la risposta che cercava. Appena Alberto
le rivelò l’arcano, Paolina fu presa da un misto di orrore e ilarità. Non
sapeva se credere ancora una volta ad Alberto, talmente assurda le pareva la
sua rivelazione. I fiori, per riprodursi fra loro, hanno bisogno
dell’assistenza delle api, delle farfalle, degli insetti, cui affidano il
compito di trasportare il polline ad altri fiori.
“E per remunerare il servizio” sottolineò il
navigato Alberto “offrono agli insetti il loro nettare profumato e
irresistibile.”
“Ma allora” balbettò Paolina “nessuno mi ha mai
detto la verità su come nascono i bambini.”
“Evidentemente no, ai piccolini si raccontano
favole per evitare argomenti imbarazzanti.”
“Ma io…. io ho sempre creduto che mio papà avesse
inseminato mia mamma introducendo il suo pene eretto nella di lei tenera
vagina.”
Alberto scoppiò a ridere fragorosamente fin quasi
ad ingoiare la sigaretta.
“Bella mia” sillabò tra un singhiozzo e un singulto
“ne hai di strada da fare prima di crescere. Brava, brava! E tu credi ancora a
queste balle? I bambini che nascono così, da una semplice trombatina?”
“Io pensavo che dopo una serie abbastanza
insistente…. nei giorni giusti…”
“Povera illusa! Queste cose seguono le leggi della
natura. Non dovrebbe essere imbarazzante raccontare ai bimbi, anche ai piccoli,
come funzionano le cose in natura.”
“Allora la mia mamma e il mio papà si sono
comportati come i fiori.” collegò Paolina
“Anche loro hanno pagato la dottoressa Shultz con un profumato nettare,
tratto dal loro conto in banca, affinchè prendesse il seme dalle gonadi di mio
papà e lo depositasse nell’ovulo della mamma. E’ così che sono nata io.”
“In un certo senso…” annuì Alberto aspirando una
lunga boccata, lo sguardo distratto rivolto al tramonto.
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