Diversi strati di maglie e cappotti facevano
apparire il barbone come un armadio ambulante. Bastava un solo movimento della
mano a liberare un effluvio di latrina impastata ad alcool e chissà a quale
altra esotica essenza corporea. E la mano si muoveva eccome! Era un continuo
scribacchiare appunti su un quaderno logoro poggiato su un tavolino raccolto
fra i rifiuti dell’immondizia. Davanti al barbone, sul passaggio d’asfalto
lungo il fiume, ai margini della città, era una fila di miserabili, pazienti e
infreddoliti.
Il signor Tronchetti, quando si trovò di fronte all’armadio scribacchino, cercò all’inizio di trattenere il respiro, ma capì subito che respirare senza svenire doveva costituire parte della prova.
Il signor Tronchetti, quando si trovò di fronte all’armadio scribacchino, cercò all’inizio di trattenere il respiro, ma capì subito che respirare senza svenire doveva costituire parte della prova.
“Ho visto il tuo curriculum” biascicò il
barbone senza guardarlo negli occhi. L’odore dell’alcool metabolizzato diede al
signor Tronchetti un bruciore al fegato. “Qui c’è scritto che sei stato
classificato allievo di fascia A sia alle elementari che alle medie. Poi hai fatto
il liceo in un collegio svizzero, ottenendo un diploma di maturità a pieni
voti. Infine una laurea tedesca con lode e bacio accademico.”
“E’ esatto” riuscì a dire Tronchetti.
“Poi sei stato manager esecutivo di
un’importante impresa multinazionale.”
“E’ esatto.” Squittì il signor Tronchetti
deglutendo una goccia di saliva amara.
“E perché hai perso il lavoro?” inquisì il
barbone, questa volta rivolgendo al signor Tronchetti un’occhiata liquida e
iniettata di sangue.
“Perché non sono riuscito a far salire le
quote azionarie al di sopra dell’obiettivo prestabilito per la fine dell’anno
fiscale.”
“E dopo aver perso il lavoro non sei riuscito
a riqualificarti? Sai com’è, la flessibilità….”
“Ci ho provato, dottore. Ho provato a fare il
musicista, il filosofo, il matematico. Ho anche aperto un blog di racconti ma
sul web nessuno viene a farmi visita. Sono un perfetto anonimo.”
“Hai provato col porno?” suggerì il barbone,
“Ma no…. con quella faccia… caro mio sfigato, la legge del mercato è dura ma è
la legge! Dimmi, per quale ragione dovrei fidarmi di te?”
“Perché…” La voce del signor Tronchetti
diventò affannata e supplichevole. “…non so più dove andare….. ho dovuto
vendere la casa a un prezzo stracciato…
e sono ancora carico di debiti….”
Il barbone finì di compitare sul quaderno.
Scriveva come un bambino delle elementari, alzando continuamente i gomiti e
generando crescenti ondate del suo olezzo calorifico. Poi dichiarò:
“Mi spiace, non sei abbastanza qualificato.
Su questa strada non c’è posto per te. La concorrenza… sai com’è…. Vai a
dormire da qualche altra parte.” E a voce più alta scatarrò: “Avanti il
prossimo”.
Il signor Tronchetti si avvicino al limite
della lingua d’asfalto, diede un’ultima occhiata alle ciminiere su cui un tempo
aveva comandato, poi si voltò verso le macchine parcheggiate al confine tra la
civiltà e l’ignoto. Sospirò e si risolse per il fiume. Lo schiocco del ghiaccio
che si infrange fece tendere l’orecchio al barbone. La leggera torsione del suo
collo di crostaceo fece piegare in due il candidato successivo.
Nessun commento:
Posta un commento