mercoledì 21 marzo 2012

Vecchio



Che cos’hai nelle orecchie? Com’è che si chiama? iPod? Che significa iPod? Perché la maiuscola è la seconda lettera e non la prima? Quella “i” è un articolo determinativo plurale? No, è l’iniziale di una parola. Come dici? Anche iPhone si scrive così? Anche iCloud? E iPad? Ma che vuol dire quella “i”? Ah, non si dice “i”, si dice “ai”. E’ inglese? Ma in inglese che significa? Dici che non è importante. E lì, dentro quell’ostia, ci entra tutta la musica? Non tutta, dici, ma tanta. E con quell’altro suppostone puoi anche parlare con qualcuno al telefono? E anche se lo tieni sull’orecchio, quell’altro riesce a sentire? Con chi parli adesso? Ah, è tua mamma. Le dici di buttare la pasta ché stai arrivando. Mai più senza suppostone! E quella specie di tegola, dici che non è una tegola. E’ uno schermo che ti fa vedere tutto. Non tutto, dici, ma molto. Tutto il mondo che sta su internet, giusto? E’ così che si chiama: iNternet? Con la n maiuscola? Ah, no, non c’entra. Perché me lo punti addosso? Mi hai fatto una foto? una iPhoto? Non si dice così. E dov’è la pellicola? E’ lì dentro? Se la tiri fuori si brucia? Non si brucia? Non è una pellicola? E che cosa porti a sviluppare? Cosa cosa cosa? Quello sono io? Già sviluppato? Altro che sviluppato, sono anche un bel po’ invecchiato…. Eh eh, scusa il calambour. E adesso con quella iPhoto che fai? Dov’è che la metti? Facebook? Un libro di facce? Mancava la mia faccia? No, dici che non c’entrano le facce. Allora perché metti la mia? Per farla vedere agli amici? Vi vedete oggi, tu e i tuoi amici? Lasciami indovinare: vi incontrate per una merenda a base di vin brulé e castagne, e guardate il libro delle facce. Cosa dici? Non è un libro? Non si porta? Ognuno può vederlo da casa. Quindi non vi incontrate, tu e i tuoi amici? Cosa significa che siete sempre connessi? Ah, sì, questo forse lo so: usate il calcolatore elettronico. Non si chiama così? E il vin brulé e le castagne? Ognuno a casa sua, dici. E come fate a parlarvi? Vi scrivete, soprattutto. Bella idea! Sai quanti pensieri spuntano fuori in una lettera? Come? Non vi scrivete lettere? E allora cosa vi scrivete? Ah, messaggi brevi. E voi sprecate un francobollo per messaggi di poche righe?.... Che dici? Non li spedite? Siete capaci di leggerli sempre restando a casa, ognuno davanti al suo calcolatore elettronico. Ma ogni tanto vi vedete, con gli amici con cui sei connesso? Li inviti mai a casa tua a bere un vin brulé? Non si beve più il vin brulé? Vabbè, a bere qualcosa…. Che cosa hai detto? Quanti amici hai? Trecentocinquantasette, e in progressivo aumento? Ma siete già un piccolo esercito. Allora credo bene che non li inviti a casa! Potreste riempire un teatro. Sì, un teatro, hai presente quelle sale piene di sedie di fronte a un palco? Certo, tutti zitti, parlano solo gli attori sul palco. Dici che non fa per voi? E perché mai? Troppo tempo concentrati? Certo, d’accordo, ognuno deve poter parlare, ma c’è qualcuno che ascolta? Va bene, mi correggo, scrivete, ma c’è qualcuno che legge? E poi chi decide che cosa è più importante e che cosa meno? Selezione naturale, dici? Chi è più clickato è più bravo? Davvero? Quindi anche voi fate come i giocatori di borsa: la vostra intelligenza è rivolta ad indovinare come l’opinione media immagina che sia fatta l’opinione media. Bella frase, vero? No, non è mia, è di un vecchio dinosauro che non legge più nessuno. Forse quando neanch’io ci sarò più, quella frase non sarà mai stata scritta. Ciao, uccellino, vado a bermi un vin brulé.

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