mercoledì 18 aprile 2012

I brividi della fede




“Ma noi, Tom, siamo protestanti?” chiese Raul, un mulatto stralunato.
“Tu non so, io in teoria lo sono,” rispose Tom “altrimenti Elsje mi abbandonerebbe.”
Elsje sorrise per il dissacrante omaggio d’amore, e poi osservò: “Raul, da quanto dici sembra che i brividi della fede non ti abbiano mai fatto passare le notti in bianco.”
“Infatti” rispose il mulatto sorridendo “la mia è pura curiosità: per me, posso essere qualsiasi cosa, basta saperlo.”
“Raul, non puoi essere indifferente fra una religione e un’altra” intervenne William “è come dire che bere rum è la stessa cosa che bere birra, mentre tutti sanno che non è così! La religione è la bevanda alcolica dei popoli, e tu devi scegliere che cosa vuoi: rum o birra?”
“E se volessi prima la birra e poi il rum?” filosofeggiò il mulatto, lasciando interdetto il biondo anglosassone.
“Ehi, cioccolato al latte,” proruppe Dolf “la religione non è mica una bevanda qualsiasi che puoi scegliere così come ti pare e magari cambiarla il giorno dopo.”
“E allora come si sceglie?” chiese Raul con lo sguardo dischiuso al mistero della vita.
“Semplice, non c’è da scegliere.” si intromise Karel che si pettinava meditabondo la barba rossa con le unghie terrigne “Se sei nemico degli spagnoli, allora sei protestante, se sei spagnolo sei cattolico.”
“Come si dice in latino: eus cucusque regio ligio” chiosò Dolf “o qualcosa del genere…”
“Cuius regio, eius religio” corresse Elsje.
“E che significa?” domandò William dischiudendo il gorgo dei suoi denti malsani nell’udire quei balbettamenti incomprensibili.
“Significa” precisò Dolf “che se il tuo signore è protestante tu devi essere protestante, e che se ti rifiuti di essere protestante il tuo signore ti scuoia come un vitello.”
“Ma no che non ti scuoio” rassicurò Tom “Volete sapere come la penso veramente? Io penso che la forza ultraterrena che fa avanzare la civiltà è il demonio. Cosa credete, che le grandi scoperte del nostro secolo le abbiano fatte gli appassionati del regno dei cieli? A mettersi in mare sono sempre stati i delinquenti disperati, coloro per cui la vita umana si misura in once d’oro se si tratta dei propri conterranei, in galloni di sputo se si tratta di barbari. Gli stati dell’Europa, e i loro sovrani innanzitutto, si sono arricchiti grazie ai criminali. E i pirati, modestia a parte, al giorno d’oggi sono i peggiori delinquenti che si possano incontrare sulla nostra bella terra tonda come un ovetto.”
“I pirati svolgono per la storia lo stesso ruolo che gli orifizi peccaminosi svolgono per la vita” sintetizzò Elsje, con aria ispirata.
Illuminato dalla metafora di Elsje, con il guizzo dello studioso che scopre l’arcano, Raul risolse i suoi tormenti gridando trionfante: “Lunga vita ai pirati!”

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