mercoledì 11 aprile 2012

Leggenda polinesiana


La canoa, dopo un’intera mattinata di voga, arrivò nel punto preciso del nostro immenso oceano Pacifico dove non passano mai le onde e l’acqua è piatta come quella di un lago, anche nei giorni in cui tutto intorno c’è tempesta.
“Eccolo, ragazzo!” gridò il vecchio tirando i  remi in barca, e invitò il giovane a fare altrettanto. “Guarda bene il fondo dell’acqua, ragazzo. Tra poco scoprirai il segreto di tua nonna Tautiare.”
Il ragazzo si sporse dal bordo della canoa facendola oscillare. Affondò lo sguardo nel profondo blu e restò in attesa. Dopo qualche istante gridò: “Oééééééé”…. Dall’abisso era comparsa una foglia gialla di forma allungata, aveva raggiunto la superficie e si era lasciata trasportare dalla corrente in direzione dell’atollo di Maturei Vavaio. “Sono le foglie di nonna Tautiare!” esclamò il giovane.
“Vedi da dove arrivano?” illustrò il vecchio. “Non è Tautiare a cercare le foglie. Sono le foglie che, dopo essere affiorate dal centro dell’oceano, vanno incontro a lei, dovunque si trovi. Sai che prima di venire a partorire da noi, a Maturei Vavaio, tua nonna viveva a nell’atollo di Vahaga? Ebbene, a quell’epoca le foglie si dirigevano verso Vahaga, dove lei le raccoglieva dalla riva, le lasciava asciugare al sole e poi le seppelliva sottoterra accanto alla sua casa. Esattamente come fa ancora oggi.”
Al sentire proferire il nome di Vahaga il ragazzo trasalì. “Mia nonna viveva nell’isola dei selvaggi?”
“Sì, ragazzo, e suo padre era, a Vahaga, un intimo conoscente degli esperti di magia nera. Fu lui a orchestrare il prodigio dell’alba di fuoco. Questo è appunto il segreto che ti voglio raccontare. Devi sapere che tua nonna Tautiare era fidanzata con uno di noi, Tehaamaru, un valente pescatore, che passava tutte le sue giornate in canoa. Ogni giorno Tehaamaru, con la tempesta o con l’acqua calma, vogava da Maturei Vavaio a Vahaga per far visita alla sua amata. Dopo un anno di frequentazione caparbia, i due amanti riuscirono a convincere l’ostile padre di Tautiare a organizzare un matrimonio. Come unica condizione, il padre della sposa pretese che fosse rispettato un antico rito in vigore presso la popolazione di Vahaga, secondo il quale il giovane Tahaamaru, il giorno prima del matrimonio, avrebbe dovuto recarsi da solo con la sua canoa in mezzo all’oceano, proprio qui in questo punto dove siamo noi, dopo una traversata notturna, per farsi mondare l’anima dal primo sole del mattino. I due fidanzati accettarono entusiasti, quindi il padre della sposa, consultatosi con le autorità francesi, fissò la data del matrimonio.”
Il ragazzo, attonito, squadro il vecchio e chiese: “Fu il giorno dell’alba di fuoco? Tahaamaru, mio nonno, si trovava qui?” 
“Qui fu polverizzato insieme alla sua canoa. Tua nonna, che all’epoca aveva un nome francese, pianse inconsolabile, finché l’oceano le inviò le prime foglie, lunghe e gialle come la canoa di Tahaamaru. Decise quindi di abbandonare la famiglia e l’isola dei selvaggi per venire a partorire da noi a Maturei Vavaio, dove nacque tuo padre. Nessuno riuscì a farla desistere. Le parlarono di progresso, di sperimentazione, della forza invincibile che si sprigiona dall’invisibile. Ma lei partì, cambiò nome, e non tornò più.”

Nessun commento:

Posta un commento